Ma quale dieta?

Dopo aver cercato per anni di non vedere il problema e di raccontarsi che stiamo bene così viene il momento della presa di coscienza e finalmente si prende la decisione: “mi metto a dieta!”. Il buon proposito di dimagrire però rischia di franare subito se non si capisce da dove nasce il sovrappeso. Che dieta iniziare dunque? Cominciamo col dire che dimagrire è una questione di testa e di sentimenti… esattamente come il meccanismo che ci ha fatto ingrassare! Maria doveva perdere 40 Kg e così girava da un dietologo ad un altro senza mai terminare una dieta. Perdeva un po’ di peso ma quando cominciava a vedersi un po’ più magra si diceva: “ma sì dai che sarà mai se oggi faccio un’eccezione?” … e l’eccezione si trasformava subito in regola, facendo naufragare la dieta. Finchè decise di provare la dieta del sondino senza sondino (che consiste nel nutrirsi di integratori sotto stretto controllo medico per 10 giorni e proseguire con una dieta per metà integratori e per metà pasti normali per un altro periodo). Con questa dieta si perdono subito molti kg e per alcune persone è eccellente perché molto motivante! Ma non per chi, come Maria, soffre di binge eating, cioè di attacchi improvvisi di fame compulsiva. Certo Maria, con molta sofferenza, è giunta alla fine dei primi 10 giorni e ha anche perso 5 kg, ma dal giorno dopo ha riiniziato a mangiare 4/5 merendine alla volta! Purtroppo chi ha questo problema comportamentale non è adatto a questo tipo di dieta se non accompagnato da un supporto psicologico/coaching che aiuti ad elaborare i meccanismi alla base del binge eating. Ora Maria ha iniziato un percorso di supporto alla dieta e sta ritrovando la forza per combattere e vincere la sua personale battaglia.
Ogni persona che si trovi in stato di sovrappeso ha una sua personale storia che va ben ponderata e capita insieme per poter trovare il percorso e le motivazioni più giuste per tornare in forma e ritrovare equilibrio e serenità.

Laura Izzi

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La “gabbia” dello stress

Forse non sapete che lo stress provoca un circolo vizioso di tipo psicologico-comportamentale molto difficile da individuare e da ammettere prima ancora che da affrontare. Tutto questo è rappresentato dal fatto che la persona fortemente sotto stress si oppone a qualunque forma di cambiamento che vada nella direzione di gestire meglio il suo stress. Questa impossibilità gli fa sperimentare un senso di impotenza che va a sommarsi a quello già in essere e lo immobilizza più fortemente!
E’ per questo che è molto difficile aiutare chi è in una condizione di stress cronico.
Prima di fornire delle strategie e delle tecniche adeguate è determinante far emergere questo stato psicologico che io chiamo “la gabbia” e che se non ammesso farà fallire ogni tentativo di risoluzione.
“La gabbia” è caratterizzata da un pensiero negativo cronico e da un tunnel mentale senza sbocchi disseminato di false percezioni e convinzioni rigide e mai sensorialmente basate di cui si ha scarsa consapevolezza.
Far emergere questo stato allenterà un po’ alla volta le difese e renderà l’intervento di consulenza più efficace e anche più veloce.
Quando si riesce a sfondare questo muro di impotenza si è già molto vicini ad una visione diversa e più sana del proprio stress e si può cominciare a intervenire sulle cause.
Di solito questi interventi fatti con tecniche di coaching durano dai 10 ai 15 incontri e si impara per sempre a gestire il proprio stress migliorandosi continuamente.