Quando la mente è il nostro vero nemico…

E’ proprio vero che noi possiamo essere i peggiori nemici di noi stessi!

Quando infatti non siamo allineati con i nostri reali bisogni, e siamo invece preda delle abitudini culturali o familiari o personali, e di false convinzioni sul nostro conto, non ci sentiamo proprio in grado di cambiare nulla della nostra vita, nemmeno se lo desideriamo!

Faccio un esempio: ieri ero in un negozio e mentre pagavo il mio acquisto è entrata una signora che parlando con il proprietario si lamentava di voler perdere qualche chilo ma di non riuscirci. In effetti era piuttosto in sovrappeso.

Le ho fatto qualche domanda per capire quale fosse il problema e le ho suggerito di provare a togliere per qualche tempo il grano sostituendolo con altri cereali per vedere se la situazione poteva migliorare.

La sua risposta è stata subito netta: “No, no, non mi tolga il pane e la pasta e nemmeno il latte, non potrei mai vivere senza!”

Questo è un tipico esempio di come non ci conosciamo per niente, e non sappiamo cosa davvero possiamo o non possiamo fare!

E’ evidente che la signora non era molto motivata al cambiamento, ma è altrettanto evidente che la pseudocultura di riferimento l’abbia totalmente convinta che non ci sia alternativa valida a ciò che “si fa di solito”.Questo articolo offre la spedizione gratuita per i qualificati Face mask prodotti oppure acquista online e ritira in negozio oggi stesso presso il Dipartimento Medico

Questo atteggiamento è deleterio non solo per l’impossibilità che crea nel cambiare abitudini alimentari, ma è altrettanto deleterio per una buona riuscita nell’affrontare qualunque cambiamento che conduca fuori dalla propria zona di confort. Le persone che hanno questo tipo di convinzioni radicali hanno spesso anche una difficoltà maggiore a superare crisi, lutti, separazioni, cambiamenti in genere.

Sono persone che difendono uno status quo che seppure rovinoso negli effetti, non riconoscono come una loro scelta.

Cambiare questo atteggiamento è la base di ogni successo nella propria vita.

Buona vita a tutti!

In gruppo è meglio….

Spesso vorremmo attuare degli importanti cambiamenti nella nostra vita, lo vorremmo davvero ma qualcosa ci blocca!
Nella mia esperienza ho visto tante persone che volevano cambiare una relazione non più funzionale al loro benessere, a volte perché era proprio il partner a non essere quello giusto altre volte perché si erano instaurate dinamiche di svalutazione che impedivano di capirsi e amarsi come prima. Ho visto tante persone voler cambiare lavoro, per molti motivi diversi e soprattutto perché non li rispecchiava in alcun modo facendoli sentire dentro una vita che non gli apparteneva più. Ho visto persone voler perdere peso, per sentirsi meglio con se stessi, per riconoscersi di nuovo. Spesso anche per abbassare quei valori del sangue troppo alti e preoccupanti.
In tutte queste occasioni ho visto la sofferenza, la difficoltà di provarci. A volte la paura, altre volte la rassegnazione.
Da soli può davvero essere difficoltoso capire davvero cosa ci impedisce di raggiungere il nostro scopo. Noi siamo dentro al problema e non riusciamo a focalizzarlo. Non per niente siamo animali sociali, e abbiamo bisogno degli altri più spesso di quel che crediamo.
Spesso un gruppo aiuta molto a focalizzare il problema e a trovare nuove soluzioni, aiuta a non mollare, aiuta a sentirsi di aiuto anche a qualcun altro.
Ho visto tante persone entrare nel gruppo con sospetto e uscirne rinnovate e sorridenti.
In fondo perché non provarci….

Buona vita!

Cos’è il metodo MaPS?

Sei tra quelle persone che vorrebbero dimagrire ma non ci riescono? Che magari si impegnano ma poi vanificano tutto con una serie di intemperanze alimentari? Che vengono attratti irresitibilemente dal cibo e non riescono a esercitare la volontà di fronte ad esso?
Niente di male, non è colpa tua!
Cerchi di opporti razionalmente (volontà) a qualcosa che nasce su un altro piano, quello delle emozioni!

La tua volontà contro qualcosa di molto più potente, non puoi vincere, non così!!!

E’ dalla ricerca di una modalità diversa di gestire questo problema che nasce il metodo MaPS (Magro Per Sempre).
La mia ricerca è durata molti anni e mi ha portato ad alcune considerazioni e ipotesi di lavoro che ho verificato sul campo con decine e decine di clienti.
La ricerca mi ha dato ragione!
Per cambiare questo stato di cose occorre deprogrammare e riprogrammare il nostro modo di rispondere alle emozioni.

Il metodo prevede un RICONOSCIMENTO delle emozioni alla base delle nostre intemperanze, PRESA DI COSCIENZA della funzionalità del comportamento messo in atto, una PRODUZIONE di un comportamento appropriato alla gestione dell’emozione e una RIPROGRAMMAZIONE del comportamento alimentare.

In pratica:
Se sono preda di una rabbia molto forte e in conseguenza di questa trovo conforto nel cibo (sgranocchio rabbiosamente dei biscotti, patatine o altro) la prima cosa che devo fare è riconoscere che il comportamento alimentare deriva da quella emozione e prendere coscienza che mangiare mi serve per gestire quell’emozione che altrimenti non saprei gestire, produrre poi un comportamento diverso per gestire la rabbia (per esempio esplicitandola e pronunciando una frase che mi faccia capire la funzione di quella rabbia per me! E/o, se è possibile, affrontare la fonte della mia rabbia ) e infine riprogrammare un comportamento alimentare adeguato alla mia reale fame.

In questo modo è più facile capire se sto cercando cibo perché ho fame o perché devo mettere a tacere qualche emozione (spiacevole o piacevole, vedi eccitazione!)

Il metodo è piuttosto semplice (anche se più complesso nella pratica perché le emozioni possono essere più di una, ma niente paura si impara velocemente!).
E in poche sedute si diventa autonomi nell’applicazione e davvero in poco tempo si riesce a riprogrammare perfettamente il proprio comportamento alimentare.

Provare per credere!

La consapevolezza è un ottimo stimolo al cambiamento…

Ma tu sai come è fatto quell’hamburger che stai mangiando? Sai con quale carne? Come è stato allevato quel bovino? Che cosa ha mangiato? In che condizioni igieniche è vissuto? Quanti ormoni e antibiotici ha preso? Quanti litri di acqua sono serviti, e quanto azoto è stato rilasciato nel terreno, e quanta energia è stata necessaria?
Se sapessimo tutte queste cose potremmo scegliere davvero cosa e come mangiare. In Italia esistono certo leggi e controlli che certificano la qualità di ciò che mangiamo ma anche se non siamo gli Stati Uniti, dove l’industrializzazione e l’allevamento intensivo sono un realtà molto estesa, spesso non sappiamo comunque davvero cosa stiamo mangiando.
Da un po’ di tempo si fa strada la consapevolezza che è fatta di blog, di GAS (gruppi di acquisto Solidali), di ricerca del BIO (biologico, biodinamico), di bisogno di sapere. E questo è un fenomeno molto importante che bisogna incrementare per poter davvero decidere qualcosa che era ormai sfuggito al nostro controllo. E mangiare sano e sostenibile è sempre più una necessità e una priorità.
Se siete interessati all’argomento vi posso senz’altro suggerire alcune letture che sono basate sulla situazione americana, ma che comunque sono un buon spunto di riflessione anche sulla nostra produzione e sulla catena industriale di cibo.
Un esempio su tutti di Michael Pollan “Il dilemma dell’onnivoro”, vi aprirà gli occhi su verità troppo importanti per essere ignorate.

Buona lettura

Non farti ingannare dal tuo palato!

Perché è così difficile cambiare abitudini alimentari? Abbiamo già detto (e sicuramente è una esperienza fatta da molti) che quando si inizia a mangiare in modo sano si ricomincia anche a stare meglio, a sperimentare uno stato di assenza di molti disturbi (non solo digestivi), però basta una ricorrenza, una festa, una cena tra amici e si corre il rischio di riprendere ad alimentarsi in modo poco sano.

Certo è vero che queste occasioni portano con sé dei ricordi e dei vissuti legati a situazioni conviviali e culturali piacevoli legate al consumo di quel cibo specifico, le lasagne della mamma, la torta della nonna, l’arrosto di quando ero bambino!

Ma non si tratta solo di questo! Se fosse solo questo, dopo la deviazione tornerei abbastanza facilmente a mangiare sano ma non è così! Perché?

In realtà il nostro palato è fortemente viziato. Fin da bambini veniamo abituati a cibi raffinati, pieni di zucchero, sale, addittivi chimici di ogni genere che modificano la percezione dei sapori e della consistenza di ciò che ingeriamo.

La sofisticazione del cibo ci allontana progressivamente dal sapore e dalla consistenza del cibo naturale. Questo comporta due esiti:

1. il cibo non lavorato non ci soddisfa più!

2. il nostro palato cerca quel tipo di sapori per essere appagato!

Ecco spiegata quella sensazione di pasto non completo dopo aver assaporato solo cibi naturali poco lavorati e quel bisogno di un dolce, un pezzo di cioccolato, qualcosa che “finisca” il pasto.

E’ solo dopo un lungo periodo di “disintossicazione” e di “riabilitazione” al cibo “vero” che si riesce a superare questa “necessità” e si riesce a sentirsi sazi e appagati dopo un pasto costituito da cibo non addizionato e minimamente lavorato.

 

Come si affronta un percorso di perdita di peso.

Nella mia esperienza di psicologa annovero collaborazioni interessanti con medici dietologi e nutrizionisti sulla ottimizzazione dei risultati nei percorsi di dieta per persone sovrappeso e in stato di obesità (MC>30).

Le resistenze psicologiche dietro un fallimento dietologico possono essere tante ed avere a che fare con molteplici aspetti della personalità e dei vissuti delle persone.

E’ allora molto importante quando ci si appresta a seguire una dieta essere consapevoli delle motivazioni che hanno condotto al peso attuale e delle motivazioni che ci stanno spingendo a voler dimagrire.

Prendendo spunto dal modello S.F.E.R.A. ideato dal dott. Giuseppe Vercelli , psicologo dello sport, nell’ambito della prestazione sportiva, ho creato un modello che si applica invece con successo al percorso dietetico e al cambiamento di abitudini di vita  e di habitus mentale che comporta.

Il modello prevede una forte concentrazione sul momento  con costante consapevolezza dei propri sentimenti (Sincronia nel modello originale). Questo permette di gestire i pensieri e i vissuti disturbanti che possono sopraggiungere subito prima e durante l’attività di nutrirsi o mentre si sta facendo qualcosa che non c’entra con l’alimentarsi. Quanti sperimentano una “fame” sospetta durante alcune attività quotidiane che possono annoiare o mettere alla prova facendoci sperimentare un senso di angoscia e inadeguatezza. Ecco che allora tendiamo aa interrompere queste attività e quindi ad allontanare i sentimenti connessi, con una pausa compensativa a base di carboidrati!

La seconda istanza da tenere presente (punti di Forza) è rappresentata dalle capacità psicologiche che mi riconosco, legate all’autoefficacia (valutazione delle proprie capacità rispetto alla riuscita in un determinato compito).  E’ importante rafforzare questo punto con esercizi di implementazione della sensazione di autoefficacia.

La terza componente è data dall’Energia, cioè dall’uso attivo della “forza Psichica” e della sensazione di “potere” nel senso di “posso farlo”. Si tratta della spinta positiva che ci fa agire adeguatamente. Ci consente di utilizzare al meglio le risorse ed ottenere il risultato.

Un’utilizzo sbagliato e dispersivo o scarso dell’energia ha come conseguenza una sensazione di stanchezza e di rinuncia.

A questo punto è necessario parlare di Ritmo, cioè dell’ordinata successione degli intervalli di tempo per generare il giusto flusso. Il gesto di nutrirsi deve essere inserito ritmicamente nella nostra vita e integrarsi con le altre attività con ordine. Il ritmo dona cadenze regolari e impedisce il disordine caotico in cui si innescano comportamenti compensatori. Questo significa anche non saltare i pasti, per esempio.

L’ultimo punto che dona un valore aggiunto per la riuscita del percorso personale di cambiamento viene chiamata Attivazione e non è altro che la più interna motivazione a farcela, la voglia di vincere la sfida con le istanze negative che ci tentano e ci demotivano togliendoci un po’ di vitalità e passione.

Come si evince da queste poche e intense righe il cambiamento non è cosa da prendere alla leggera, è un vero impegno e richiede molte energie e attenzioni per essere efficace, ma non per questo non deve essere affrontato con il sorriso e con un’atteggiamento positivo, anzi solo in questo modo è possibile un vero cambiamento e non una penitenza a tempo che non provoca vero cambiamento.

Per attuare al meglio questi passi e mantenere la motivazione un buon coaching spesso fa la differenza, a patto che lo si viva come uno strumento neutro che utilizziamo in modo attivo e partecipe.

 

A presto, più magri e più sani!